Le Grandi Dionisie.
La storia del teatro nell’Antica Grecia è legata alla storia della
città di Atene tra i secoli VI e IV a.C.
Alla fine del VI secolo (tra il 535 e il 534 a.C.), il tiranno
Pisistrato autorizzò una gara per la rappresentazione di drammi tragici durante
la celebrazione primaverile in onore di Dioniso, dio del vino, della
giovinezza, della fertilità.
In questo periodo si colloca la figura leggendaria del poeta Tespi,
che vinse l’agone drammatico del 534 a.C. con una sua tragedia (che non è
giunta sino a noi).
Sotto il governo democratico di Clistene (510 a.C. circa), la festa di
Dioniso ricevette una ufficialità civile e religiosa e nacquero così le
“Dionisie cittadine” o “Grandi Dionisie”. A partire dal 486 a.C. venne aggiunto
anche un agone comico.
Le Grandi Dionisie si celebravano nel mese di Elafebolione (che cadeva
in marzo-aprile) e costituivano un importante evento per la città di Atene, che
in primavera, con la ripresa della navigazione, era frequentata da numerosi
visitatori stranieri.
Nel V secolo a.C. all’agone tragico partecipavano tre poeti, selezionati
dall’arconte, ciascuno dei quali presentava una tetralogia di opere (tre
tragedie e un dramma satiresco). I drammi venivano valutati da una giuria di
dieci persone che decretavano un vincitore tra i concorrenti.
I poeti tragici del V secolo a.C. erano anche registi e qualche volta
attori delle proprie opere.
Sono ancora presenti in questi drammi gli elementi caratteristici
della primitiva danza drammatica: il
solista e il coro, la danza e il canto, ma assume un’importanza determinante il
linguaggio: esso permette alla
società ateniese di rappresentare se stessa e la propria autoconsapevolezza,
attraverso testi scritti e poi recitati davanti ad un pubblico.
I drammaturghi.
Gli autori che hanno avuto maggior influenza e dei quali conosciamo le
opere sono: Eschilo, Sofocle ed Euripide, per le tragedie, ed Aristofane e
Menandro, per le commedie.
Le commedie non venivano rappresentate durante le Grandi Dionisie, ma
nelle feste dedicate a Dioniso che si tenevano d’inverno, le Lenee, che erano considerate meno
importanti della festa primaverile.
Mentre le tragedie traevano materiale dal Mito, le commedie dalla
quotidianità.
Eschilo (525 - 456 a.C.)
introdusse un secondo attore e il dialogo nella tragedia (precedentemente un
solo attore scambiava battute con il coro) e collegò le tre tragedie presentate
all’agone con un unico tema, creando delle trilogie. Di queste, una sola ci è
giunta completa: l’Orestea. I suoi
personaggi sono intensi, i dialoghi puntano dritto allo scopo, non vi sono
intrecci secondari, nessun momento comico. Eschilo scrive versi poderosi che
suscitano nel pubblico orrore e pietà.
Di Eschilo sono giunte sino a noi sette tragedie (su circa novanta
presunte):
I Persiani
I
sette contro Tebe
Le
supplici
Orestea
Agamennone
Le
Coefore
Le
Eumenidi
Prometeo
incatenato
Sofocle (496 – 406 a.C.)
aggiunge un terzo attore ed Eschilo segue l’esempio nelle sue ultime tragedie.
Questo permette, con la duplicazione e triplicazione dei ruoli, di avere più
personaggi. Il dialogo si arricchisce dell’interazione tra i personaggi e
consente di mostrare aspetti conflittuali delle situazioni e dei personaggi
stessi. Il ruolo del coro è ridimensionato: non interviene nell’azione, ma
commenta in maniera oggettiva.
Sofocle vinse le Grandi Dionisie per diciotto volte.
Sono sopravvissute sette tragedie integre, su una produzione di circa
centotrenta drammi:
Aiace
Antigone
Le
Trachinie
Edipo
re
Elettra
Filottete
Edipo
a Colono
Nel XX secolo, è stato ritrovato un dramma satiresco incompleto:
I cercatori di tracce (o I segugi)
Euripide (c. 480 – 406 a.C.)
fu un autore controverso. A differenza di Eschilo e Sofocle, non apparteneva ad
una famiglia aristocratica e non partecipava alla vita pubblica. I suoi drammi
si distinguono da quelli di Eschilo e di Sofocle per un maggior realismo e
disincanto. Gli Dei sono nei suoi drammi personificazioni delle forze della
natura o dell’irrazionalità umana. Il coro diventa un elemento più formale che
strutturale. Euripide inventa il Prologo, una introduzione che spiega agli
spettatori la situazione iniziale del dramma. Questo espediente della
spiegazione narrata viene utilizzato anche per momenti di raccordo o per le
conclusioni.
Vinse le Grandi Dionisie cinque volte.
Sono pervenute diciotto tragedie su novantadue e un dramma satiresco.
Le tragedie:
Alcesti
Medea
Ippolito
Gli
Eraclidi
Le
Troiane
Andromaca
Ecuba
Supplici
Ione
Efigenia
in Tauride
Elettra
Elena
Eracle
Le
fenicie
Oreste
Le
Baccanti
Ifigenia
in Aulide
Reso
(ritenuta spuria)
Il dramma satiresco:
Il ciclope
Aristofane (c. 448 – 380 a.C.)
ha uno stile che mescola elementi rustici e sofisticati, le prime commedie sono
costruite sulla disputa verbale e la comicità scaturisce dai lazzi ad personam
e dai riferimenti all’attualità. Successivamente, la ridicolizzazione ad
personam si attenua trasformandosi in una satira dei costumi e l’intreccio
diventa più rilevante rispetto alla situazione. Questa è quella che viene
denominata la commedia “di mezzo”, che si situa tra la commedia “antica”, più
semplice e volgare, e la “commedia nuova”. Anche nella commedia il ruolo del
coro va progressivamente ridimensionandosi.
Sono giunte a noi integre:
Gli Arcanesi
I cavalieri
Le nuvole
Le vespe
La pace
Gli uccelli
Le donne alle
tesmoforie
Lisistrata
Le rane
Le donne al
parlamento
Pluto
Menandro (342 – 292 a.C.) è
autore di una commedia “nuova”, come la definiscono gli studiosi classici, più
elegante e delicata rispetto alle precedenti, meno licenziosa ma anche meno
fantasiosa. Il coro interviene con danze e canti negli intervalli tra le cinque
parti della commedia, non ha rilevanza nello svolgimento della trama. Menandro
ha influenzato notevolmente la commedia romana.
Sono pervenute integre le commedie:
Il misantropo
La donna di Samo
Sono incomplete:
Lo scudo
La donna tosata
L’arbitrato
La collana
Bibliografia e Sitografia
G. Wickham, Storia del teatro,
1988, Società editrice il Mulino, Bologna
V. Di Benedetto, E. Medda, La
tragedia sulla scena, 2002, Giulio Einaudi Editore, Torino
Nessun commento:
Posta un commento